Delle tante tradizioni che abbiamo importato dal Giappone, una in particolare sembra lasciarsi ammirare e amare senza sforzo anche da chi non ha confidenza con il pensiero orientale: l’ikebana. E in un periodo di fioritura come questo, vale davvero la pena spendere qualche parola per parlarvi di questa raffinatissima disciplina della quale anch’io subisco da sempre il fascino.
A cercare una definizione di ikebana sul web, ci si imbatte spesso nella seguente parafrasi: filosofia e pratica dell’arte giapponese di disporre i fiori. Corretta? Nì. In verità si tratta di una descrizione limitativa sotto tanti punti di vista. Facciamo, quindi, un passo indietro e scopriamo insieme di cosa si tratta.
Ikebana, una pratica antichissima arrivata dall’Estremo Oriente
Sebbene siano stati i giapponesi ad affinarla fino a renderla ciò che oggi conosciamo, la pratica dell’ikebana ha origine altrove, tra la Cina e l’India, dove era praticata già nel VI secolo a scopi religiosi. Sbarcò in Giappone poco più tardi, prendendo piede come disciplina volta non solo alla ricerca armonica, ma all’espressione del sé attraverso il riconoscimento e l’ascolto delle emozioni.
Una traduzione approssimativa della parola ikebana potrebbe essere fiori viventi, considerato che il termine nasce dalla radice verbale ike, mostrare la vita, e dal sostantivo bana, che sta per fiore. Ma di fatto si tratta di una disciplina che va ben oltre la semplice composizione floreale e che da sempre ispira artisti e creativi, come Azuma Makoto, di cui vi ho parlato in un articolo precedente.
Fondamenti creativi dell’ikebana
Tanto per cominciare, come dicevo all’inizio, per dedicarsi all’ikebana è necessario essere in contatto con se stessi, ascoltare quella consapevolezza interiore che permette di assecondare le proprie emozioni e farle fluire, liberarle attraverso la disposizione dei componenti vegetali nel vaso.
In secondo luogo, nell’ikebana non si fa uso soltanto di fiori, ma anche di steli, foglie e rami, purché si tratti di elementi tipici della stagione in corso. E questo dettaglio è fondamentale: ancora una volta la tradizione giapponese attinge al fluire della vita stessa per creare e prendere ispirazione.
Le delicate composizioni tipiche di questa disciplina sono in verità delle storie da raccontare, legate a elementi e significati precisi che instradano l’espressione delle emozioni in maniera armonica e gradevole.
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Elementi armonici dell’ikebana
Quando si tratta della pratica dell’ikebana, esistono diverse scuole differenti: alcune più antiche, come la scuola Ikenobo che risale al XV secolo, altre molto più recenti e improntate a modelli più moderni e meno rigidi. Ma in ogni caso, esistono degli elementi fondanti e ricorrenti che sono comuni a tutti gli stili.
Il primo è la ricerca di movimento nella composizione, effetto che si ottiene utilizzando l’asimmetria come principio armonico. Questa rappresentazione apparentemente imperfetta, infatti, suggerisce alla mente l’idea del divenire, il principio fondante che muove ogni cosa in natura, che la spinge alla ricerca e alla trasformazione e, in questo modo, si fa rappresentazione di vita.
Il secondo è un’alternanza di pieni e vuoti: gli elementi della composizione respirano, hanno spazio entro il quale – come detto poco prima – possono muoversi e crescere. I singoli steli o fiori sono scelti in modo da poter essere osservati nel loro divenire: si preferiranno boccioli non ancora schiusi a fiori maturi, così li si potrà guardare mentre crescono e sbocciano anziché assistere a una deprimente sfioritura. Anche per questo motivo è importante attenersi alla stagionalità.
Il terzo – sembra quasi un gioco di parole – è la presenza costante di tre componenti che costituiscono il cuore dell’opera. Il triangolo è la figura geometrica alla base dell’ikebana, e i suoi lati sono costituiti dal Cielo, dall’Uomo e dalla Terra, ognuno rappresentato da un elemento vegetale.
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Come dedicarsi all’ikebana
Se è vero che l’ikebana nasce dall’ascolto delle emozioni, è altrettanto vero che un’espressione caotica e indisciplinata di queste ultime non troverebbe spazio in una pratica così composta e controllata. Il fluire dei propri moti interiori è fondamentale, questo è vero, ma è costantemente instradato lungo binari precisi che lo rendono fruibile anche da un punto di vista armonico.
Il punto di partenza è la base: un vaso di materiale non trasparente come la ceramica, un tronco d’albero cavo o persino una pietra saranno il fondamento della composizione. È importante che sia in grado di supportare correttamente la creazione, poiché bisogna dare l’impressione che tutti i singoli elementi dell’opera nascano dallo stesso tronco.
Si passa poi alla scelta degli elementi naturali: più sono autentici, più l’opera avrà valore artistico, quindi ben vengano legni nodosi dal delicato profumo, fiori dalle ampie corolle o foglie dalle sottili venature.
Infine, è il momento della composizione. Parlavo poco prima di Cielo, Uomo e Terra: ognuno dei tre elementi utilizzati rappresenta una di queste entità.
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Cielo, Uomo e Terra nella pratica dell’ikebana
Il Cielo, Shin, è rappresentato dall’elemento più lungo, generalmente uno stelo, ed è il componente principale dell’opera. Uno stelo più piccolo, circa i 2/3 del principale rappresenta invece l’Uomo, Soe, e viene posizionato con una lieve inclinazione, perché nell’ikebana l’uomo tende sempre verso il cielo.
L’elemento più basso è invece la Terra, Hikae, e si pone quasi in contrapposizione con gli altri due: è generalmente posizionato in direzione opposta oppure davanti a essi, quasi a fare da base a un ideale triangolo che si spinge verso l’alto.
A questo punto è possibile aggiungere altri elementi per arricchire l’insieme e caricarlo di significati secondari: femminilità, prosperità… ogni fiore o foglia ha un messaggio intrinseco che si aggiunge a quello principale della composizione.
Vi sembra complesso? In effetti… lo è! È uno dei motivi per i quali l’ikebana è considerata un vero e proprio esercizio di consapevolezza e stile. Ma, se un po’ vi ho incuriosito, perché non provare a cimentarsi in un corso di ikebana? Un bel modo di celebrare il momento presente attraverso la natura e la natura attraverso le emozioni.
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